Il futuro del Paese passa per l’intermodalità
Una rete operativa sinergica che si sviluppa in Undici Paesi e una strategia basata su operazioni a lungo termine: sono i pilastri di P3, società controllata dal fondo sovrano di Singapore, specializzata nella gestione e nello sviluppo di immobili logistici. È Andrea Amoretti, managing director di P3 Italia, a illustrarci la vision di chi guarda avanti, nel lungo termine, trasformando le sfide in opportunità.
Perché a lungo termine: qual è il valore di questa differenziazione?
La maggior parte degli operatori in questo settore ha un’ottica a breve termine, che difficilmente supera i due anni. Si compra, si sviluppa, si vende ma non si crea una relazione, che è invece il nostro obiettivo. E intendo relazione con tutti i soggetti coinvolti: dal venditore di terreni agli amministratori locali, dai nostri partner ai clienti finali. Il risultato della nostra ottica a lungo termine è che il cliente si sente rassicurato, ci considera affidabili e sa di poter essere seguito nel tempo e nell’evoluzione delle sue esigenze. È una filosofia win win che porta vantaggi a tutti: per noi un progetto non è fine a se stesso, ma è il primo mattone per costruire una relazione proficua.
È dunque per questo che P3 afferma di offrire ai propri clienti una casa per le loro attività commerciali all’interno di un ecosistema paneuropeo?
Noi siamo attivi in undici Paesi europei con business unit, come quella italiana, ma abbiamo grande sinergia e operiamo in team corporate, senza competitività ma con grande coordinamento per portare valore all’azienda. Per questo ci definiamo un ecosistema dove l’aggettivo paneuropeo enfatizza le diverse caratteristiche e le qualità che ogni Paese porta con sé.
E gli italiani quali peculiarità mettono al servizio di questo ecosistema?
Noi italiani tendiamo un po’ a lamentarci del nostro contesto; in realtà quello che io cerco di comunicare è che siamo la terza economia in Europa e se abbiamo un gap è quello dell’instabilità politica. Che peraltro sappiamo compensare perfettamente grazie a flessibilità e creatività, doti che ci permettono di stare in un mercato in rapida evoluzione, cambiando strategia e adattandoci ai cambiamenti, anche quelli meno piacevoli, accogliendo le difficoltà come sfide. Sono tutte doti che ci vengono riconosciute, come quella di sapere creare validi rapporti di partnership, e che in P3 viene supportata e alimentata perché perfettamente in linea con la vision aziendale.
Tuttavia nel nostro sistema permangono fattori penalizzanti, come ad esempio le carenze infrastrutturali, non è così?
In realtà, se cambiamo punto di vista, il gap infrastrutturale è una grande opportunità perché ci permette di lavorare al meglio sulle esigenze del cliente e di cucirgli addosso una soluzione su misura e molto più moderna. Siamo in una curva di miglioramento e questo è un vantaggio rispetto ad altri Paesi, perché noi stiamo realizzando ora ciò che gli altri hanno fatto anni fa, ma ora possiamo avvalerci di nuove tecnologie. Possiamo realizzare immobili con elevata certificazione di sostenibilità ambientale, con alti livelli di automazione e domotica, con attenzione a tutti i fattori che contribuiscono al benessere dei lavoratori. Oggi noi possiamo realizzare magazzini multipiano dove l’automazione è protagonista, che erano impensabili solo qualche anno fa. E le tecnologie e le conoscenze di oggi possono essere messe a frutto ancora meglio proprio con una visione a lungo termine. Ciò che ci può penalizzare di più è il fatto che in Italia non abbiamo un sistema che supporti con vigore ricerca e sviluppo. Abbiamo grandi idee ma non sempre gli strumenti per realizzarle; e invece è proprio su questo piano che ci giochiamo la competitività.
Un altro fattore chiave nella competitività sono i trasporti, che peraltro costituiscono un cardine del sistema logistico. Qual è la situazione?
Anche qui è necessario ragionare a lungo termine e puntare allo sviluppo delle connessioni. L’intermodalità è il motore della logistica: dobbiamo guardare alle aree che avranno un futuro e sviluppare le interconnessioni. L’Italia deve puntare ad essere la porta meridionale dell’Europa ma occorre potenziare un sistema articolato tra porti, ferrovie e autostrade. Negli ultimi anni è stato fatto molto sul fronte delle autostrade, ma la partita si gioca con i porti. Livorno sta crescendo con un buon sistema di scambio con la rete ferroviaria, il porto di Gioia Tauro funziona bene ma è una struttura tranship dove i container vengono smistati dalle grandi navi a quelle più piccole. Eppure i porti del Nord Europa, come Rotterdam o Amburgo, sono ormai saturi e per le navi che arrivano dal Sudest asiatico sarebbe un grande vantaggio poter risparmiare qualche giorno di viaggio: abbiamo la grossa opportunità di soddisfare quell’esigenza ma dobbiamo farlo ora e dare slancio al sistema intermodale prima che lo faccia qualcun altro. Anche per questo P3 è entrata in Alis, Associazione Logistica dell’Intermodalità Sostenibile, la realtà associativa di riferimento degli operatori del trasporto e della logistica. E lo abbiamo fatto con lo spirito collaborativo e propositivo che ci anima.
Veniamo all’intervento di San Pietro in Casale, nel distretto di Altedo, un progetto ambizioso al quale P3 sta lavorando e che ne rappresenta la filosofia. Quali sono gli aspetti più importanti?
Il progetto di Altedo, che sta entrando nella fase di costruzione, è partito anni fa e declina il tema della sostenibilità in diversi modi. L’area, occupata da un ex zuccherificio, si trova in una posizione altamente strategica, vicino all’Autostrada A13 e all’Interporto di Bologna, e verrà interamente riconvertita secondo i parametri della logistica. Anche in questo caso abbiamo costruito buone relazioni, soprattutto con le amministrazioni locali: attorno ai temi della sostenibilità abbiamo ottenuto l’appoggio e superato la diffidenza iniziale. La logistica infatti viene vista con scetticismo perché si crede possa generare traffico a fronte di pochi posti di lavoro. E invece ci permette di riqualificare una grande area dismessa, con un impatto quasi nullo sul traffico locale e con la realizzazione di opere di impatto sociale. Verranno infatti potenziati i sistemi di trasporto più sostenibili e ci prefiggiamo di raggiungere la certificazione di sviluppo “Green Logistics” prevista dal Piano Urbano della Mobilità Sostenibile. Stazioni di ricarica elettrica, piste ciclabili, una flotta di biciclette alla stazione, a disposizione dei lavoratori del Polo logistico, ma anche di tutta la comunità, l’attivazione di una linea bus che colleghi la stazione ferroviaria, il centro abitato e la nuova struttura, e per i lavoratori, abbonamenti a titolo gratuito, validi su tutto il territorio della città metropolitana. E, ancora, un programma di riforestazione urbana ad alto assorbimento di C02, efficienza energetica dei volumi edilizi, pannelli fotovoltaici, sistemi idrici che utilizzano acqua piovana riciclata: insomma, un altissimo livello di sostenibilità reso possibile dalle tecnologie all’avanguardia.
Cosa prevede invece la struttura ?
Stiamo partendo con la realizzazione di un primo fabbricato di 38mila metri quadri, ma l’intera struttura ne prevede 100mila. Realizzeremo magazzini “chiavi in mano” all’insegna della massima flessibilità, in grado di dare risposte alle esigenze di diversi settori. Perché il nostro obiettivo è sempre lo stesso: non deludere i nostri clienti e restare al loro fianco nel tempo, garantendo attenzione, competenza e affidabilità.
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