“La verità sulla Torino-Lione I costi superano i benefici”
Parla l’economista dei trasporti, Ponti “Siamo alla cronaca di una morte annunciata”
Assalto francese e ritirata, in questo caso, anche. Il governo d’Oltralpe ha smentito di aver deciso un rinvio di dieci anni, facendo slittare la conclusione dei lavori dell’Alta velocità Torino-Lione dalla data del 2033 a quella del 2043.
Dopo la protesta del ministro dei Trasporti Matteo Salvini, è stato il suo omologo francese Clemente Beaune a negare la circostanza, sostenendo che l’articolo pubblicato in Italia da Repubblica in cui si parlava del ritardo decennale faceva riferimento non a una decisione dell’esecutivo, ma a uno studio indipendente segnato al governo francese. Tutto sistemato? Non esattamente. Perché la verità, come spesso accade, sta nel mezzo: “I francesi avevano dichiarato sin dal momento della firma per la realizzazione della Tav che la loro parte l’avrebbero costruita nel 2038, che dunque in termini politici è un mai”, dice Marco Ponti, economista dei trasporti, ex docente del Politecnico di Milano, oggi a capo di una onlus da lui fondata, la Bridges Research, creata con l’obiettivo di zare e stimolare la ricerca economica sui trasporti.
Per Ponti, che è stato consulente della Banca Mondiale, della Commissione Europea, dell’Ocse, e in Italia di sei ministri dei trasporti, dell’Autorità per la Regolazione dei Trasporti e di Confindustria, quella a cui si assiste rispetto all’alta velocità Torino-Lione è “la cronaca di una morte annunciata”, visto che i francesi “hanno sempre detto una cosa molto ragionevole e cioè con quel che costa la Tav non c è abbastanza traffico per giustificare una spesa così importante”.
Professore, ma qual è il costo reale dell’opera?
“La parte di linea italiana costa 2 miliardi circa calcolando la distanza da Torino all imbocco della galleria, quella francese sette miliardi perché la loro parte è molto più lunga, il tunnel (la maxi galleria da 57,5 chilometri, di cui 45 in territorio francese, ndr) costa almeno 9 miliardi, il totale è pertanto di 16 miliardi di euro. Sicuramente, però, il tunnel con l’inflazione che c è stata costerà molto di più, parliamo di 20 miliardi che è una previsione molto più sensata”.
Soldi che potrebbero rientrare se e quando l’opera fosse terminata? “L’opera non si autofinanzierà mai, il rapporto costi benefici non è favorevole, costa troppo rispetto ai benefici che può dare a un traffico limitato che si rivolge solo alla regione di Lione. Tenga conto che il bacino di utenza francese è un’area principalmente agricola con la sola Lione che è industriale. Le previsioni di traffico ci sono, sarebbe anche un traffico ragionevole, ma modesto secondo molti studiosi francesi e alcuni italiani. I costi, in ultima analisi, non giustificano i benefici”.
Neppure con il traffico veicolare non commerciale?
“La Tav è pensata non solo per il traffico merci ma anche per quello passeggeri, ma ugualmente non si prevedono flussi particolarmente intensi: anche se fosse costruito tutto ad alta velocità l’aereo come mezzo di trasporto per raggiungere Parigi rimarrebbe invincibile”.
L’altra grande opera su cui punta il ministro delle infrastrutture Salvini è il ponte sullo Stretto di Messina. Ma è così indispensabile? E, soprattutto, ritiene che la si farà?
“Le dico che non sono contrario a priori al Ponte, nonostante anche questa è un’opera che non si giustifica in termini di benefici. Però, probabilmente lì sarebbe più giustificato di altre opere che stanno realizzando. Sto dicendo che rispetto al Ponte sullo Stretto c’è molto peggio”.